ZPS il Toffo: l’area è connotata da importanti ambienti umidi ripariali caratterizzati da boschi igrofili ad ontano nero e salice bianco, da canneti e specchi d’acqua con una diversificata vegetazione acquatica palustre.
Traghetto leonardesco: esempio di ingegneria fluviale ispirato da Leonardo da Vinci, è un’imbarcazione che si muove a mano. Collegato tra due sponde del fiume attraverso un robusto cavo d’acciaio, il traghetto sfrutta l’energia della corrente per spostarsi, rendendo superfluo l’utilizzo di motori.
Zona di Tassodine: è un angolo di paradiso per gli amanti della natura e del buon vino. Immersa nel verde del monte Canto, questa area è caratterizzata da vigneti che si estendono su dolci colline esposte a sud-ovest, offrendo una vista panoramica che spazia fino agli Appennini Piacentini. Le vigne di Tassodine sono rinomate per la produzione di vini di alta qualità, tra cui Merlot e Pinot Nero. La tranquillità del luogo, unita alla bellezza del paesaggio, la rende una meta ideale per chi desidera immergersi nella natura e vivere un’esperienza davvero lenta.
Chiesa di Sant’Andrea: originariamente situata nella località Castello, la chiesa fu ricostruita nel 1736 nella località Zucolo per meglio servire la comunità locale. La nuova chiesa, consacrata nel 1755, è un esempio magnifico di architettura barocca, con una facciata imponente e un interno riccamente decorato. Ospita il grande affresco della cupola realizzato da Federico Ferrario, mentre Vincenzo Angelo Orelli ha dipinto gli affreschi “I misteri del Rosario” e “Storie di San Domenico”. Questo spazio sacro offre un rifugio di spiritualità, lontano dal trambusto quotidiano. Un luogo ideale per chi cerca un momento di pace interiore e contemplazione.
Le prime testimonianze scritte risalgono all’alto Medioevo: nell’anno 856 è documentata la famiglia feudale Da Villa.
Gran parte delle località oggi esistenti appare a partire dal XII secolo: accanto ai Da Villa si trovano infatti insediate numerose altre famiglie dotate di cospicui patrimoni e residenze fortificate.
Il prevalere delle esigenze difensive avrebbe determinato un caratteristico paesaggio, fittamente dominato dalle emergenze fortificate, in parte ancora leggibile.
In quel contesto complesso e conflittuale si colloca l’intervento del Comune di Bergamo dell’11 luglio 1193, con il quale Villa d’Adda veniva riconosciuta Borgo Franco, i suoi abitanti equiparati a quelli della città e beneficiati delle rendite di un mercato settimanale.
La particolare condizione istituzionale si sarebbe conservata fino al Trecento e si esprimeva in un organismo comunale compiuto, con le figure del Console, del tesoriere e delle guardie agricole nel 1320 si stipendiava anche un’autorità militare, il Capitano Giovanni Colleoni.
Come i paesi vicini, Villa d’Adda non poté sottrarsi alla quotidiana violenza delle lotte di fazione.
Con la definitiva pacificazione e il passaggio alla Repubblica di Venezia (1428), si ristabilirono i rapporti sociali, aprendo un periodo di rinnovato impegno e di ripresa economica.
La comunità fu partecipe delle inquietudini religiose del XV secolo. Decimata dalla peste del 1630, conobbe una nuova ripresa economica nel XVIII secolo, fondata sulla specializzazione nella bachicoltura e nella filatura della seta.
Nel XIX secolo si contavano nove filande che occuparono la maggior parte della popolazione fino agli inizi del secolo successivo.